Open Bionics compie passi da gigante nel campo della ricerca attraverso la stampa 3D
Fin dalla prima comparsa dei componenti robotici, l’idea di una mano protesica completamente funzionale è sempre stata una priorità, ma ancora impossibile da raggiungere; così vicino, eppure così lontano. Dal momento che sia la stampa 3D, sia lo sviluppo di componenti meccatronici di base sono diventati più accessibili, tutti la robotica sta riuscendo oggi a fare passi da gigante; e ciò grazie soprattutto all’open source e alla ricerca collettiva.
Guardando alla più recente mano robotica stampata da Open Bionics, si ha subito l’impressione che ora sia veramente solo una questione di tempo prima che chiunque possa permettersi una protesi robotica in grado di offrire un’interazione senza soluzione di continuità con l’ambiente circostante.
La protesi, giustamente identificata come “la più avanzata mano robotica stampata in 3D”, è stata indossata da Daniel Melville durante l’ultimo Consumer Electronics Show di Las Vegas, e come prevedibile è stata un successo. Sia per la reazione entusiasta del pubblico (apparentemente Daniel ha ricevuto una proposta di matrimonio dopo la manifestazione) che per la facilità con cui Daniel – che è stato il primo in assoluto a provare le protesi di Open Bionics – era in grado di controllarla la mano artificiale.
“Ero molto emozionato ed è stata una cosa incredibile poter prendere parte a questo incredibile evento”, ha spiegato Daniel. “Essendo nato senza una mano, in sostanza, ho dovuto imparare a usare questo arto per la prima volta: è stato davvero surreale. Ho continuato a stringere la mano a tutti e a fare toto! Vedere poi come la gente ha reagito alla mia mano robotica mi ha fatto sentire come se stessi recuperando il tempo perduto”.
Joel Gibbard, l’ingegnere di 24 anni e fondatore di Open Bionics, ha utilizzato la tecnologia disponibile attualmente in commercio per adattare alla mano protesica robotica – che pesa la metà di quelle comuni. Lo scopo è quello di riuscire a portarla in commercio con un prezzo inferiore ai 1.000 – che, per inciso, è lo stesso obiettivo di un altro progetto simile chiamato Youbionic.
La mano di Open Bionics funziona raccogliendo l’attività muscolare nel muscolo moncone tramite sensori posizionati sulla pelle. “Ho semplicemente indossato la protesi, collegato la batteria e i sensori EMG “, ha spiegato Daniel. “Riceve i segnali muscolari in maniera perfetta! Direi che mi ci sono voluti più o meno due minuti per abituarmi”.
Prossimo obiettivo di Gibbard è rendere la mano robotica completamente wireless, consentendo al tempo stesso di sollevare pesi più pesanti, chiudere le dita intorno agli oggetti più piccoli e ottenere una migliore presa. Attraverso la scansione e la stampa 3D l’intero processo di sviluppo è notevolmente accelerato, tanto che ora è possibile ottenere una protesi personalizzata in meno di cinque giorni.
I media e le istituzioni stanno gradualmente prendendo coscienza di questo progetto, tanto che la mano robotica ha ricevuto il premio Best Product Innovation del CES e Joel Gibbard è stato selezionato per l’Engineering Hall of Fame del Semta. Con progetti simili che stanno sempre di più prendendo il largo in tutto il mondo e la nascita di una sorta di “concorrenza collaborativa”, le mani robotiche sembrano davvero alla portata di tutti.