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Neri Oxman mostra alla conferenza di Davos che la stampa 3D è l’elemento chiave per salvare il mondo attraverso i materiali

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L’annuale World Economic Forum si è tenuto a Davos, in Svizzera, per il 55esimo anno dalla sua fondazione. Qui i principali leder economici e politici mondiali si siedono e discutono come dividersi …ops… come migliorare l’uso delle risorse mondiali, stabilendo le agende globali, regionali e dei vari settori industriali.

Anche se le polemiche sono sempre presenti a questi tipi di incontri (poiché è chiaro che i leader non hanno lavorato troppo bene negli ultimi decenni) c’è sempre spazio per coloro che stanno realmente lavorando per migliorare il mondo. Una di queste persone è l’artista concettuale, visionaria, scienziata dei materiali e professoressa del MIT Neri Oxman.

Il suo lavoro si incentra su un’idea che recentemente sta decollando. Questa idea è quella del Mondo-come-Organismo, basata sulla teoria Gaia di James Lovelock, teoria che sta guadagnando credito all’interno della comunità scientifica dopo esser stata all’inizio derisa da tutti. L’assunto di Neri Oxman su questo tema è che la manifattura digitale additiva ci permette in realtà di crescere oggetti e prodotti in un modo più in linea rispetto a come funziona l’Organismo Mondo.

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Lovelock ha una visione molto pessimistica del futuro, e sostiene che siamo già oltre il punto di non ritorno. Basandoci su quello che vediamo oggi, le sue teorie possono difficilmente essere confutate. Sostiene,, infatti, che non dovremmo cercare di aggiustare il pianeta ma semplicemente cercare di ottenere il meglio da una situazione complicata.

Secondo la professoressa Oxman lo spostamento dall’approccio del mondo-come-macchina, ereditato dalle precedenti rivoluzioni industriali, all’approccio del mondo-come-organismo, possibile attraverso le nuove tecnologie produttive additive può andare al di là dell’ottenere il meglio dalla situazione attuale e permetter anche di contrastare alcuni dei danni fatti fino a oggi.

“Al contrario delle tre precedenti rivoluzioni industriali, che erano indifferenti nei confronti dell’ecologia — scrive la Oxman – questa nuova prospettiva non solo è legata all’ambiente naturale, ma migliora anche la natura col suo stesso gioco. Inevitabilmente, il Mondo-come-Organismo sostituirà il Mondo-come -Macchina”.

“Nell’era digitale, il design resta ancora vincolato ai canoni di manifattura e produzione di massa – continua. Le linee di montaggio ancora dettano un mondo composto di parti, limitando l’immaginazione dei progettisti e dei costruttori che sono indottrinati a pensare e produrre in termini di elementi discreti con funzioni distinte. Anche l’assunto che le parti siano fatte di singoli materiali non viene contestato. Le eredità di Joseph Marie Jacquard e Henry Ford persistono: materiali omogenei sono formati in forme predefinite al servizio di funzioni predeterminate”.

Attraverso il suo lavoro la Professoressa Oxman ha esplorato come l’Era Digitale stia permettendo l’ingegnerizzazione e la produzione secondo la scala quantica di Madre Natura, inaugurando la quarta rivoluzione industriale: l’età biologica. Ha fatto questo attraverso parecchi progetti che hanno spinto i confini della produzione attraverso la stampa 3D multimateriale (in particolare attraverso una collaborazione con Stratasys).

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Questo concetto – riassunto nell’idea di Ecologia dei Materiali – promuove la concettualizzazione di prodotti olistici, caratterizzati da gradienti di proprietà e multifunzionalità, e propone uno spostamento da un consumo della natura come risorsa geologica alla sua modificazione come risorsa biologica.

L’idea di oggetti che crescono compare anche nel lavoro di parecchi designer che sperimentano con la stampa 3D come gli studi Nervous Systems, GrowthObjects ed Emerging Objects. Per Oxman “la generazione di tipo top-down (prodotta in modo additivo) unita con la crescita bottom-up di sistemi biologici (sintetizzati biologicamente) apre opportunità in precedenza impossibili: facciate di edifici foto sintetici che convertono il carbonio in biocarburante; micro-biomi indossabili che nutrono la pelle attraverso filtri selettivi; materiali stampati in 3D che riparano i tessuti danneggiati”.

Anche se questo può sembrare un concetto misterioso e incomprensibile è molto più semplice di quanto sembri. I prodotti del futuro saranno costruiti in un modo che ci faccia fondere con la natura e vivere in simbiosi con l’Organismo Mondo, invece di esserne parassiti. L’unica questione è farei modo che gli oltre 7 miliardi di persone che abitano la Terra tornino a vivere in simbiosi con essa. Le 62 persone che possiedono più della metà della ricchezza mondiale dovrebbero probabilmente concentrarsi su questo.

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