Addio filament, Sculptify lancia una stampante 3D a pellet
C’è un immagine chiara, nella mente di tutte quelle persone che si sono avvicinate al mondo delle stampanti 3D desktop, di come il materiale si presenti all’origine del processo di fusione FFF (Fused Filament Fabrication – Fabbricazione a Fusione di Filamento) o FDM (Fused Deposition Modeling – Modellazione a Deposizione Fusa) come una bobina di filamento plastico (generalmente termoplastico), che viene svolta per far sì che il materiale convogli verso l’elemento riscaldante del sistema, in modo che possa essere estruso o deposto attraverso un componente chiamato ugello.
Ora, si pensi di voler cambiare visione del metodo affibbiandogli una sfumatura più economica e meno deficitaria. Ciò sarebbe attualmente possibile o no?! Certo che sì, anzi, vi dirò di più, il team di Sculptify si è “rimboccato le maniche” e ha sviluppato un nuovo sistema in grado di utilizzare i materiali di stampa nel loro stato più grezzo, cioè in forma di granuli o pellets.
Quella che tuttora è in fase di messa a punto dall’azienda di Columbus, Ohio, co-fondata nel 2013 da due progettisti con qualifiche nel settore della meccanica, meccatronica e scienza dei materiali (Slade Simpson e Todd Linthicum), è una stampante che sarà capace di funzionare tramite materiale termoplastico granulare.
http://sculptify.com/blogs/news/14098117-video-introducing-3d-printing-directly-with-plastic-pellets
Essendo che il pellet è la forma più semplice e meno elaborata che si possa ottenere in plastica, i vantaggi di cui potrà giovare il consumatore interessano soprattutto gli aspetti di tipo economico, progettuale e di praticità d’uso della stampante.
Questo trattamento minimo significa due cose: materiali di qualità superiore e costi ridotti. Il rapporto in termini di costi tra filamento e pellet è di 1:3 kg (1 kg di filamento costa quanto 3 kg di pellets). Il fatto che ci siano meno passaggi nella lavorazione della materia prima induce a una minore possibilità di formazione di imperfezioni strutturali, superficiali o estetiche nel materiale stesso, a beneficio della qualità del prodotto finito.
Questo nuovo metodo aggira il noto problema della qualità manifatturiera a filamento, ovvero la necessità di preoccuparsi di tolleranze dimensionali. Dato che la tecnologia, studiata da Sculptify, permette di migliorare la coerenza della massa fusa dei materiali (il flusso), si ottiene una precisione del “pezzo” molto più elevata.
Un altro punto di forza di questa “forma”, è il vasto assortimento di materiali che può mettere a disposizione del cliente; disponibilità e selezione che, oltretutto, può presentarsi e avvenire tra centinaia, se non di più, di materiali di diverse forme, dimensioni e diversi tipi.
La scelta del formato “pellettizzato” permetterà a Sculptify di far crescere rapidamente la propria libreria di materiali, e quindi essere più competitiva. L’azienda cerca inoltre di individuare e ottimizzare le impostazioni della stampante e la qualità di stampa, svelando all’utente le conoscenze raccolte attraverso il passaggio di campioni di materiale, contando sul “feedback” della community per ottenere indicazioni e consigli su come migliorare tali aspetti.
Quindi, sarà anche grazie al “nostro contributo” di consumatori se l’impresa potrà presto contare su una vasta gamma di proprietà dei materiali, che vanno da duro e rigido a morbido e flessibile. In aggiunta questo permetterebbe alla loro stampante 3D di servire molte più funzioni di uso quotidiano.
Utilizzando pellets si ha la possibilità di controllare più attentamente e certificare più dettagliatamente la qualità del materiale di stampa (che si trova nella sua forma “naturale”). L’intento è proprio quello di sviluppare un prodotto di qualità che utilizzi non solo componenti di alta precisione, ma che si avvalga anche di un sistema computazionale di prossima generazione.
Anche la praticità d’uso della stampante è stata rivista o rivisitata, e resa ancor più semplice e agevole grazie al nuovo sistema d’introduzione del materiale granuloso. La stampante è facile da caricare come una caffettiera, basta afferrare la confezione di materiale, aprire il coperchio del contenitore o “serbatoio” della stampante e versare il contenuto del “sacchetto” al suo interno.
In pochi minuti il sistema sarà riscaldato e pronto per la stampa. L’immissione del materiale è analoga a quella a cui si ricorre nello stampaggio a iniezione, dove si ha una tramoggia, come “serbatoio” per il materiale, nella quale vengono riversati i granuli. Il nome della stampante e il tipo di tecnologia (nello specifico) che verrà adottato da essa sono tuttora ignoti, ma si presume che a breve verranno pubblicate tutte le informazioni del caso con tanto di specifiche tecniche, dal momento che l’uscita sul mercato sarà a breve.
Per quanto riguarda il finanziamento, perché anche di questo bisogna parlare, Il team ha deciso di lanciare una sorta di crowdfunding su Kickstarter. Per ultima, ma non meno importante, un’altra grande aspirazione dello staff di Sculptify, che consiste nel riutilizzo di materiali che hanno già subito diversi trattamenti (e quindi materiale riciclato o riciclabile), poiché la soluzione sarebbe di forte impatto benefico a livello ambientale.
Continueremo a tenervi aggiornati sulla situazione e…in bocca al lupo Sculptify!