Rocce marziane “teletrasportate” sulla Terra con una stampante 3D

La stampante 3D è l’antenato del replicatore di stratrekkiana memoria ma forse potrebbe anche essere l’antenato di un’altra tecnologia di Star Trek che tutti vorremmo avere al più presto: il teletrasporto. Ovviamente si tratta di un’iperbole ma sta di fatto che gli scienziati della NASA hanno usato le scansioni effettuate da Opportunity, una delle sonde rover che sta esplorando il Pianeta Rosso, per replicare sulla Terra una roccia marziana.
Il risultato è stato che gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della USC si sono trovati per le mani una replica di Block Island, una grossa meteorite osservata da Opportunity nel 2009. L’originale è composta da ferro e nickel, è grossa come una cassa frigorifera e pesa circa mezza tonnellata. La versione “teletrasportata” è di plastica e può essere facilmente sollevata da chiunque ma offre agli scienziati tantissime possibilità.
Black Rock è il più grosso pezzo di meteorite trovato su Marte ed è raro, visto che l’atmosfera marziana non è abbastanza densa da rallentare le meteore che, quindi, spesso si disintegrano al contatto con il suolo. Il modello stampato in 3D sulla Terra è il primo nel suo genere e potrebbe aprire la porta alla possibilità di replicare in modo sempre più accurato oggetti celesti provenienti da Marte o da qualsiasi altra parte del Sistema Solare e magari anche funzionare da “teletrasporto” per oggetti sulla Terra.
Gli scienziati hanno basato il disegno del meteorite sulle misurazioni dettagliate e le immagini stereo scattate dalla macchina fotografica panoramica di Opportunity, la PanCam (che ormai si basa su tecnologie che hanno più di 10 anni). Il rover ha scattato le foto durante il suo studio a 360 gradi di Block Island cinque anni fa.
Kris Capraro, ricercatore del l Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California, ha raccontato che uno dei motivi per cui la roccia non poteva essere replicata nel 2009 è che il rover non poteva vedere ogni centimetro quadrato del meteorite. I dati mancanti creavano dei fori nel modello di computer, rendendolo inadatto per la stampa 3D in stereolitografia
“L’estate scorsa”, ha raccontato Capraro, “i ricercatori hanno risolto il problema di come riempire i dati mancanti e hanno costruito diversi piccoli modelli del meteorite. “Tenere uno di questi piccoli modelli in mano è stato affascinante,” ha detto Capraro , “ma per comprendere e studiare davvero il meteorite davanti a Opportunity, doveva essere a grandezza reale”
I ricercatori hanno quindi applicato nuovi strumenti software per creare una mesh della superficie del meteorite visto da sei diverse posizioni , combinandole poi in un singolo modello digitale tridimensionale da realizzare via FDM.
“E ‘stata una sfida interessante,” ha detto Capraro, che usa la stampa 3D anche per creare anche mappe di navigazione della superficie marziana per la pianificazione dei percorsi seguiti dai rover. Per realizzare la roccia in scala 1:1, i ricercatori hanno diviso il modello digitale del meteorite in 11 sezioni. Ci sono volute 305 ore e 36 minuti per stampare tutti i componenti: 281,11 pollici cubi di ABS e 37,29 centimetri cubici di supporti. La roccia è poi stata dipinta in base alle immagini inviate dal rover. “Riportare veri campioni marziani sulla Terra richiederà molti mezzi e molto tempo,” ha detto Capraro, “per ora questo è senza dubbio il metodo migliore per studiare le rocce del Pianeta Rosso”.