Colin Angle su robot, telepresenza, auto elettriche e stampa 3D

Il futuro secondo il fondatore di iRobot, in Italia per presentare il nuovo Braava: qui sotto trovate quello che, secondo il carismatico genio dietro all’unica società al mondo che guadagna producendo esclusivamente automi, i robot ci porteranno nel prossimo futuro.
Tra i tanti vostri robot avete anche il 1KA Seaglider, che serve invece per la ricerca scientifica. In che modo?
«Esplora gli oceani. In questo campo la difficoltà principale è la raccolta di dati. Abbiamo costruito il Seaglider senza alcun propulsore esterno. Per muoversi utilizza un pallone pieno d’aria: quando la palla si sgonfia il robot discende e allo stesso tempo si muove in avanti. Quando raggiunge il fondo il pallone si gonfia e nell’ascesa il robot continua a spostarsi in avanti. In questo modo attiva il suo motore solo una o due volte al giorno e ciò gli permette di avere un’autonomia di 9 mesi in cui può rimanere immerso e raccogliere informazioni sulla salinità dell’acqua o sulle correnti. Con una sola ricarica può fare metà giro del mondo. L’abbiamo usato durante la crisi del Golfo del Messico, quando è esplosa la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Ci ha permesso di stabilire con certezza che si stavano formando della bolle di petrolio anche sotto la superficie e quindi di impostare una politica volta ad affrontare anche questo problema. Altri nostri robot sono stati usati per esplorare cunicoli nelle piramidi in Egitto, e in passato abbiamo contribuito allo sviluppo dei robot per l’esplorazione di Marte».
Poi avete un robot per gli ospedali…
«Serve per permettere a più persone di ricevere cure specialistiche ovunque. L’RP-Vita è stato approvato per l’utilizzo negli ospedali lo scorso marzo e ora ce ne sono sei in California e uno in Messico. Vengono usati per effettuare diagnosi a pazienti in cura per ischemie ed emboli. RP-Vita, come Roomba, rientra in quella che è la nostra missione a lungo termine e cioè aiutare una popolazione globale sempre più anziana a vivere più a lungo nella propria casa. Una delle prime esigenze è avere una casa pulita e l’altra è avere accesso a cure mediche in caso di necessità. Per ora i costi sono ancora elevati ma scenderanno».

L’iRobot 1KA Seaglider può restare immerso per periodi fino a 9 mesi senza effettuare una ricarica per raccogliere informazioni sugli oceani
In quali altri settori potrà essere utile la telepresenza?
«Prima di tutto dovremo essere in grado di offrire una qualità dell’interazione di alto livello. Oggi molti robot di telepresenza usano Skype ma ciò significa che la risoluzione dei video è molto bassa e che la persona dall’altro lato del robot non può leggere scritte e vedere chiaramente le immagini. Nel campo medico bisogna migliorare il sistema di guida per fare in modo che il medico non perda troppo tempo cercando di raggiungere la sua meta e che si senta proprio come se potesse “teletrasportarsi” dai pazienti. In futuro questi robot potrebbero essere usati dai CEO delle multinazionali, per partecipare a teleconferenze al di fuori della sala riunioni. Però in questo caso bisognerà migliorare la “presenza” del robot, nel senso che il dirigente che lo usa deve essere in grado di trasmettere la propria sicurezza e forza». Questo però è più un problema umano che robotico. Il robot si deve occupare principalmente della navigazione».
Credi che in futuro le case diventeranno più accessibili ai robot?
«Abbiamo creato i nostri robot per essere compatibili con le case attuali. Anche se bisogna dire che in Giappone – il nostro secondo mercato dopo gli USA – stanno iniziando a pubblicizzare le case come “iRobot-friendly”, senza gradini interni o, se sono già arredate, con uno spazio sufficiente sotto letti e divani. Di sicuro uno dei nostri prossimi obiettivi è di realizzare robot che siano in grado di pulire anche le case su più livelli».
Anche Elon Musk di Tesla Motors è un manager che ha raggiunto il successo puntando su settori futuristi come spazio e auto elettriche. Siete gli unici o è davvero possibile guadagnare puntando sull’innovazione?
«È assolutamente possibile ma bisogna avere le idee chiare. Troppe persone, soprattutto nella robotica, si entusiasmano per ciò che è possibile fare e si dimenticano di pensare a ciò che ha senso fare. A volte mi sorprendo che iRobot sia riuscita a sopravvivere mentre noi imparavamo le dure lezioni degli affari. Eppure ci siamo sempre focalizzati sul guadagno e oggi siamo l’unica società “pure play” (cioè che si occupa esclusivamente di robotica, N.d.R.) quotata in borsa e la nostra tecnologia è considerata di altissimo valore. C’è spazio per molti altri, però, perché le opportunità per la robotica sono dappertutto».
Anche nella stampa 3D?
«È certamente da considerarsi un settore della robotica. A livello industriale iRobot è probabilmente il principale utilizzatore di servizi di stampa 3D in Massachussetts ma non ho mai pensato che potesse funzionare anche a livello consumer. Questo fino alla settimana scorsa, quando un membro del board, una persona per nulla tecnologica, che si occupa di vendite consumer, mi ha detto di averne comprata una. La usa per stampare le sue idee o dei gadget per i suoi figli e mi ha fatto cambiare completamente idea. Ora penso che funzionerà alla grande».

Anche Tesla Motors è un’azienda che è riuscita a raggiungere la profittabilità puntando esclusivamente