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A Milano spuntano fioriere realizzate con reti da pesca riciclate

Posizionato nel cuore del Fashion District della città e stampato in 3D come parte della Milan Ocean Week dello scorso anno

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La prima giornata della Milano Ocean Week, svoltasi lo scorso anno in concomitanza con la Design Week, ha visto il Vice Sindaco Anna Scavuzzo inaugurare ufficialmente Via Gesù, di fronte a Via Della Spiga e nel cuore del quadrilatero della moda milanese, come Street For The Sea – OneOceanStreetMilano. Parte fondamentale dell’iniziativa, la storica strada ha sostituito il suo arredo urbano con 80 vasi da fiori realizzati riciclando 2 tonnellate di reti da pesca abbandonate in mare, un’iniziativa dell’Associazione Via Gesù e della start-up londinese Supernovas.

Il tipico taglio del nastro ha visto la partecipazione del presidente della One Ocean Foundation (OOF) Riccardo Bonadeo e della moglie Sciakè. La One Ocean Foundation è un’iniziativa italiana di rilevanza internazionale istituita dallo Yacht Club Costa Smeralda che, nel 2017, anno del suo 50° anniversario, ha voluto lanciare un progetto di sostenibilità ambientale. La Fondazione nasce ufficialmente nel 2018, a seguito del successo del One Ocean Forum, il primo forum organizzato in Italia sul tema della tutela degli oceani, realizzato in collaborazione con importanti università, istituzioni e aziende.

a storica strada ha sostituito il suo arredo urbano con 80 vasi da fiori realizzati riciclando 2 tonnellate di reti da pesca abbandonate in mare

L’agenda della Milano Ocean Week ha coinvolto gli Ocean Talks, a cura del giornalista Fabio Pozzo, ospitati alla Centrale dell’Acqua di Milano: l’incontro con Hugo Vau, il surfista portoghese che ha surfato l’onda più alta del mondo, ha raccontato il suo rapporto con il mare, come fatto il giorno dopo dall’apneista Chiara Obino, una delle sole 5 donne al mondo ad essere scesa sotto i 100 metri di profondità. I dibattiti serali si sono conclusi con il dialogo, moderato da Pietro Raitano, direttore della Centrale dell’Acqua, tra Sandro Carniel, membro del comitato scientifico di One Ocean Foundation e Ambrogio Beccaria, velista solista e ambasciatore di One Ocean.

Tra gli altri, Giorgio Armani ha sostenuto la Milan Ocean Week organizzando un dibattito presso lo spazio Armani/Silos in cui il Professor Pogutz di SDA Bocconi Sustainability Lab ha presentato la ricerca svolta con One Ocean Foundation per comprendere meglio l’impatto diretto e indiretto che i vari settori industriali , compresa la moda, hanno sui mari del pianeta, concretizzandosi nell’ODI – Ocean Disclosure Initiative, che consentirà al mondo delle imprese e agli investitori di valutare l’impatto delle attività commerciali sull’ecosistema marino. Il dibattito è stato moderato da Stefano Galassi, Innovation Advisor e Ambassador di One Ocean Foundation.

a storica strada ha sostituito il suo arredo urbano con 80 vasi da fiori realizzati riciclando 2 tonnellate di reti da pesca abbandonate in mare

One Ocean ha preso a cuore l’impatto dell’industria della moda sull’ambiente, spingendo per aumentare le pratiche sostenibili e pubblicando un rapporto intitolato “Report 2021: Focus sull’industria della moda” che approfondisce l’industria della moda. Essendo una delle più grandi industrie manifatturiere del mondo, la moda genera oltre 2,5 trilioni di dollari di entrate globali annuali, impiegando oltre 300 milioni di persone lungo la sua catena del valore. Oltre alla sua rilevanza nell’economia globale, l’industria svolge un ruolo fondamentale nella vita sociale e culturale.

Dal punto di vista ambientale, il settore presenta numerose criticità ancora non del tutto note. Secondo diversi studi, la moda è considerata una delle industrie più inquinanti al mondo. Il rapporto utilizza un’analisi approfondita dei rapporti sulla sostenibilità di 28 importanti aziende di moda e molteplici fonti: pubblicazioni accademiche, dati statistici, rapporti governativi e letteratura professionale.

Gli approfondimenti offrono un’istantanea delle principali pressioni dell’industria della moda sull’ambiente e, più specificamente, sugli ecosistemi marini, e forniscono una visione chiara delle migliori pratiche sostenibili lungo la catena del valore. L’uso della stampa 3D per produrre i vasi da fiori non è casuale. Come tecnologia abilitante chiave per economie e pratiche circolari e sostenibili, la stampa 3D può aiutare l’industria della moda a soddisfare i suoi requisiti di sostenibilità. Questo sta già avvenendo nel settore dell’occhialeria, ma potrebbe diventare sempre più una pratica standard per il tessile, le calzature, l’allestimento di vetrine e i prodotti indossabili una tantum o su misura.

 

 

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Davide Sher

Sono un giornalista professionista iscritto all'ODG dal 2002 e mi sono sempre occupato di comunicazione trade. Per 10 anni ho redatto una testata dedicata al mercato dei videogiochi e successivamente ho partecipato alla creazione del primo iPad magazine dedicato all'elettronica di consumo. Dal 2012, mi occupo esclusivamente di stampa 3D/manifattura additiva, che vedo come la più affascinante e reale delle tecnologie oggi agli albori ma che plasmeranno il nostro futuro. Ho fondato Replicatore.it nel 2013 e ho scritto come blogger per diversi siti internazionali. Nel 2016 ho fondato la mia società 3dpbm (www.3dpbm.com), con base a Londra, che offre servizi di supporto alle aziende che vogliono comunicare, sia in Italia che nel mondo, i loro prodotti legati alla manifattura additiva. Oggi pubblichiamo diverse testate internazionali tra cui 3D Printing Media Network (il nostro sito editoriale internazionale), 3D Printing Business Directory (la più grande directory al mondo di aziende legate alla stampa 3D), Replicatore.it, Replicador.es e 3D Printing Media Network Chinese Version.

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