Solo un’altra stampante 3D per il cibo?
Sarà perché sono italiano e vedo il cibo in un certo modo ma se c’è un utilizzo della stampa 3D che proprio non digerisco è quello della produzione alimentare. Fatta eccezione per le sculture di zucchero di The Sugar Lab o quelle di cioccolato di Choc Edge, proprio non riesco a capire come si possa realmente prendere in considerazione la possibilità di mangiare gnocchi, pasta e pizza stampata in 3D. Voglio dire non sarà mai possibile che abbiano lo stesso sapore di quelle fatte in casa. Me le immagino come il junk food dei supermercati americani tipo Seven Eleven e al massimo posso andare bene per dar da mangiare agli astronauti in situazioni estreme. Certo, comprando ingredienti di qualità si potrebbe pensare che anche il prodotto finale sia di qualità. Quindi da farine e lieviti naturali, oli extra vergini biologici e latte o latticini da bestiame allevato in modo sano si potrebbe immaginare di poter produrre, direttamente a casa, paste e pani di altissima qualità senza spendere molto. A pensarci bene il potenziale ci sarebbe e forse la strada intrapresa da Natural Machines, la start-up che ha creato Foodini, la prima stampante 3D per creare cibo di tutti i giorni, è davvero quella giusta: dare la possibilità a tutti di decidere la qualità del cibo che mangiano, senza dover fare i conti con il tempo di prepararlo in casa o i costi dei prodotti naturali. Questo video della BBC mostra come funziona il prototipo.
http://www.youtube.com/watch?v=Jft4TMC02ss