Creatr apre il suo primo negozio a Lecco
Tutto nel mondo del 3D printing va alla velocità della luce. Dalle innovazioni tecnologiche alla ideazione di particolari progetti passando dalle giovani start-up: proprio quest’ultime, in particolare, sono quelle che crescono più rapidamente, facendo progressi sbalorditivi magari nell’arco di qualche mese.
E Creatr ne è un esempio lampante: fondata all’invio dell’anno dal diciannovenne Samuele Bianchi Bazzi, è partita come e-shop per poi diventare un negozio in piena regola – esclusivamente dedicato alla stampa 3D a 360 gradi. Di recente, infatti, è stato inaugurato il primo Creatr Point, uno spazio fisico che offre tutto quello già presente sull’originale e-shop (come le stampanti 3D di Ultimaker e ShareBot o i filamenti di ColorFabb e Poly3D) e non solo. Perché al suo interno si terranno anche corsi, workshop e attività legate a design e stampa 3D: in pratica, un luogo dove si può imparare e avvicinarsi al 3D printing, sia che si tratti di makers provetti o di semplici curiosi.
Una sorta di esperimento voluto fortemente dal fondatore di Creatr, Samuele Bianchi Bazzi, come lui stesso ha spiegato: «Il Creatr Point a Lecco è un esperimento, una prova: non volevo ci fosse solamente una presenza online. Volevo un impatto maggiore. La mia intenzione era di fare conoscere tutti la fantastica tecnologia della stampa 3D. Credo che l’idea di creare delle vetrine di esposizione per l’online shop sia la direzione giusta da seguire». Ma come anticipato, il Creatr Point sarà anche un fulcro di creatività; a conferma di questo, arriva un annuncio che senza dubbio gli appassionati più esperti troveranno particolarmente interessante. Creatr è attualmente al lavoro per creare il primo doppio estrusore per le stampanti Ultimaker 2 e Original di Ultimaker, e il primo esemplare dovrebbe arrivare già tra qualche giorno, appena prima di Natale.
Dal canto nostro, non possiamo che essere entusiasti del fatto che sempre più negozi fisici dedicati alla stampa 3D stiano facendo la loro comparsa: anche perché la presenza di un luogo reale può avere un impatto maggiore nella diffusione di questa tecnologia, magari attirando l’attenzione anche di chi solitamente non si interessa di 3d printing.