Un progetto congiunto della North Carolina State University (NCSU), University of North Carolina (UNC) at Chapel Hill e del Laser Zentrum Hannover sembra aver compiuto un grande passo in avanti nella stampa 3D degli organi artificiali e impianti medici atossici.
Per stampare i tessuti biologici Il team ha utilizzato una tecnica chiamata Two-Photon-Polymerization (TPP), una tecnica affinata da Jan Torgersen della Technische Universitat di Vienna, che permette di usare i processo di stampa 3D a livelli micro, pico e nanoscopici.
La TPP viene utilizzata per creare strutture minuscole usando materiali liquidi che si solidificano reagendo alla luce. Il problema principale di utilizzare questa tecnica per creare tessuti trapiantabili nel corpo umano è che i materiali fotosensibili usati finora risultavano altamente tossici. Il team americano/tedesco ha dimostrato invece che al posto dei materiali tossici è possibile usare la riboflavina, nota anche come vitamina B12, che non è per nulla tossica visto che si trova in varie verdure tra cui gli asparagi.
Per creare gli organi e gli impianti artificiali gli scienziati devono infatti allestire delle nanostrutture (delle specie di impalcature) intorno a cui far crescere i tessuti cellulari. La stampa 3D, e in particolare la tecnica della TPP, permettono di realizzare queste strutture con un livello di precisione precedentemente impensabile. Creare queste strutture portanti usando solo material atossici spalanca la porta a una nuova generazione di organi artificiali sempre più compatibili e perfetti.