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Una statua realizzata con tecnologie 3D e un crowfunding per commemorare Freak degli Skiantos

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In occasione del terzo anniversario dalla scomparsa di Roberto “Freak” Antoni, della storica band degli Skiantos, è stata lanciata ufficialmente una campagna di raccolta fondi per poter finanziare in maniera autonoma e trasparente la realizzazione di una statua a lui dedicata. Sarà il suo “PUBBLICO DI MERDA”, attraverso scansione e tecnologie di manifattura digitale, supportati da un crowdfunding collettivo, a farsi carico della realizzazione di questo progetto.

Con grande partecipazione il Sindaco Virginio Merola e l’Assessore alla Promozione della Città, Matteo Lepore hanno dato la disponibilità dell’Amministrazione a Patrocinare il progetto e a individuare una prestigiosa e signi cativa location, af nchè la statua di Freak al grido di “Largo all’Avanguardia” possa diventare un simbolo capace di offrire un preciso segnale di orgogliosa identità culturale alla nostra città.

L’Associazione WeLoveFreak, costituita dalla famiglia di Roberto con alcuni dei tanti amici di Freak, dopo avere opportunamente consultato i famigliari più stretti e averne ottenuto l’approvazione, sarà garante della Raccolta Fondi. Le donazioni potranno essere fatte direttamente tramite Paypal oppure con Boni co Bancario sul conto corrente dell’Associazione dal sito: WWW.WELOVEFREAK.IT

Ma torniamo indietro di qualche mese: i Pistoni Roventi, l’organismo supremo che da sempre governa gli Skiantos, hanno ricevuto questa mail dello scultore Daniele Rossi:
“Sono uno scultore e seguace di Freak Antoni, e vi contatto con il fine di illustrarvi il mio progetto di realizzare un monumento (ovviamente non monumentale!) in onore del poeta suddetto. La sua opera e la sua figura sono forse la più importante testimonianza di un’epoca e di una generazione che ha avuto il torto di non conformarsi alle leggi del mercato, e che è quindi stata messa da parte.”

Queste le sue motivazioni:
“Ho sempre avuto una specie di empatia monodirezionale con Freak. Arrivavo al punto di imitarne gli atteggiamenti, sentivo che una parte di me era Freak. Albergava in me un Freak personale con cui mi relazionavo ed a cui facevo appello nei momenti di dif coltà. Un lato della mia personalità strumentale alla difesa dall’incomprensione, che mi aiutava ad essere coerente ed arrischiato, puntuale ed idiota, sicuro e pieno di dubbi, ma sopra ogni cosa, me stesso. Proiezione mentale, amico immaginario, parente interiore difensore autoreferenziale dell’arte pura, questo era il Mio Freak! Solo dopo la sua morte ho capito che era reale, che l’amico non corrisposto era di carne ed ossa, che era esistito là fuori e non lo avrei mai più incontrato. La sua dipartita è stata un lutto, io gli ero così solito, e lui aveva lasciato un vuoto, anche di memoria, dato che aveva pagato con l’emarginazione la sua indipendenza. Da questa frustrazione, con un sentimento di rivalsa, è nata la necessità di rendere omaggio e fissare la memoria di chi mi guidava nell’incertezza e tra la solitudine, i cui principi continue- ranno ad ispirare e confortare coloro che con ostinazione si contrappongono alla mediocrità.”

Questa partecipazione emotiva e questa empatia creativa ci hanno portato alla memoria le commosse parole del sindaco Merola durante la cerimonia funebre del 2014:“Roberto Freak Antoni è stato un poeta di assoluta finezza politica, e qui parlo della politica parlo di me e di tanti altri, e anche Bologna gli ha dato conferma che non c’è gusto ad essere intelligenti in Ita- lia, sintesi suprema di una crisi politica e morale che stiamo attraversando come paese, perciò Bologna deve mantenere aperto il varco alla divergenza, alle idee d’avanguardia, se è vero che una città è umana quando la differenza la fanno le persone, perciò è certo che faremo un concerto per Freak, è certo che si intitoleranno a Roberto una strada o un giardino, ma oggi qui io vorrei dirvi che sarebbe veramente bello che avessimo tutti lo sguardo al varco, da tenere aperto, che avessimo tutti uno scatto di salutare demenza e ci impegnassimo a intitolare, a chiamare Roberto Freak Antoni un posto, dove sai come entri ma non sai come ne esci, e se anche questo posto non c’è, e andrebbe inventato, a non abbandonare tra noi l’idea che potrebbe essere questa città…”

LA STATUA

Pregiato marmo di Carrara cavato dalla sua sede millenaria a colpi di sega, dinamite e bulldozer non già per umiliarlo ma per restituirlo alla sua bellezza intrinseca questa volta a colpi di carezze, moine e sudore da parte di chi ne conosce le più nascoste venature, di chi sa vincerne la naturale ritrosia a mostrarsi e lo accompagna amorevole sul proscenio buzzurro capace, più o meno, di sintonizzarsi sull’onda magnetica della meraviglia. Il frutto dei senti- menti incanalati negli strumenti biologici, muscoli tendini mani e cervello dello scultore, hanno prodotto un Freak delicato nei tratti e raf nato nel beffardo inchino all’amato “pubblico di merda”. Ma non c’è presunzione nel gesto, lo testimonia l’umile pulpito; a proposito del quale ci si potrebbe domandare se Freak ci si trovi di propria volontà o in qualche modo ci sia stato in lato. Crediamo siano vere entrambe le cose, chi ha conosciuto Freak sa bene che il luogo preferito della casa, il posto in cui trovare ispirazione con metafisico contatto era proprio il bagno, e il water con le sue funzionalità collegate hanno avuto spesso rappresentazione nelle sue canzoni, scritti, spettacoli. E’ quindi con compassata irriverenza che egli ci saluta dal manufatto che tutti ogni giorno frequentiamo con apprensione e con soddisfazione. Ma il water è anche il ricettacolo di rifiuti per antonomasia sia praticamente che metaforicamente, e tranne pochi illuminati la maggioranza lo ritiene luogo negletto in cui gettare tutto ciò che si ritiene puzzolente, schifoso, comunque indegno per la vista e per il gusto. In questo senso si potrebbe pensare ad un Freak incompreso nel suo ostinato e demenziale anticonformismo, gettato via per la sua capacità di scegliere percorsi del linguaggio lungo cavedagne divertenti piuttosto che autostrade inutilmente impegnative. Ma a noi questa seconda visione piace poco e per fortuna lo scultore ci viene in aiuto applicando alle spalle di Freak un bellissimo jet-bag, seppure di prima generazione, che riporta il Vate in alto su nello spazio lontano da fogne e pantegane e più vicino a quei sogni che ha sempre cercato di tradurre in realtà a volte anche con qualche scorretto artificio.

IL CONTESTO

Sulla pista 2 dell’astroporto di Bologna i finissimi marmi dell’astronave TOILET I° rilucevano nell’alba colpiti dai primi raggi di un sole malaticcio. Il nuovo giorno stava sorgendo, come uno dei tanti di quell’anno 2017, avvolto nell’aura cupa della distorsione temporale che aveva colpito la Terra negli ultimi otto lustri. Finiti gli anni ‘70 del XX secolo il terzo pianeta del siste- ma solare fu investito da un’onda cosmica di oscura natura i cui effetti gli scienziati francesi denominarono “DE JA VU’”.

Da allora non ci fu più modo di uscire dal loop della “RCP” (Ripetizione Costante del Pas- sato) in ogni campo dello scibile, nulla di nuovo era più comparso negli ultimi quarant’anni all’orizzonte mentale degli umani, solo qualche indistinto miraggio di insigni canti innovazioni tecnologiche aveva alimentato la speranza nei più giovani, principali e inconsapevoli vittime del male co usso cosmico. L’azione delle particelle di materia sconosciuta agiva infatti in maniera devastante sulle ingenue cellule dei cervelli in erba mentre si attenuava via via in presenza di cellule invecchiate o s nite dall’esercizio vitale. Alla soglia del cosiddetto “Rin- coglionimento” gli umani potevano dirsi immuni, ma non tutti, anzi moltissimi “Rincoglioniti” nonostante il vantaggio biologico erano ugualmente stregati dal “DE JA VU’”. In campo arti- stico parole come “Revival” “Cover” “Vintage” “Copia e Incolla” “Riscoperta” la facevano da padrone nel linguaggio e nei fatti. Osannare no alla nausea gli artisti del passato era l’arti cio per svendere cultura senza fatica e a costo bassissimo. In campo sociale il ritorno prepotente della medievale loso a del “Io sono! e tu non conti niente” stava ammucchiando i peones del mondo nell’angolo più fetido del ring planetario sotto la granaiola di colpi di pochi Tyson iper- tro ci. Scienza e tecnologia erano diventate le serve della gleba dei Principi Banchieri e dei Predoni delle risorse naturali del vecchio pianeta.

Infine a coronamento di un’epoca frizzante di novità come la besciamella fredda ci fu il fat- taccio brutto che tagliava le gambe ad ogni speranza di cambiamento. Un triste giorno fu accoppata l’IRONIA sulla pubblica piazza e l’assassino non si prese nemmeno la briga della fuga o dell’anonimato, la REALTA’ impunita, sfacciata, arrogante, drogata di De Ja Vù se ne stava accanto al cadavere sotto gli occhi elettronici dei moltiplicatori di banalità con la Colt laser nelle mani, finalmente era riuscita a beccarla quella stronza anarchica, sempre allegra, sfuggente, irridente, sbeffeggiante nonché bellissima.

L’astronave TOILET I° era stata predisposta da pochi lucidi rincoglioniti per l’arditissima mis- sione di distruggere la fonte cosmica dell’anomalia temporale, ma il destino a forma di zeppa si era in lato tra i raggi della bicicletta. A causa di un disguido postale il Tenente Freak, l’unico in grado di compiere la missione, era partito anzi tempo e per i fatti suoi per le profondità si- derali. Ora ai peones terrestri non rimaneva che pregare, coi lucciconi agli occhi davanti alla marmorea opera, che egli riuscisse comunque a portare a termine la missione anche senza quella nave per lui costruita.

(Jimmy Bellafronte, membro fondatore degli Skiantos)

ASPETTI TECNICI DELL’OPERA

FASE PROGETTUALE/MODELLAZIONE DIGITALE
La progettazione è avvenuta tramite l’impiego ibrido di tecnologia digitale e lavorazione ma- nuale.
Partendo dai primi bozzetti in plastilina sono state realizzate scansioni 3D successivamente rielaborate e rimodellate in ambiente digitale tramite software come Z-Brush e Rhinoceros. In seguito alla realizzazione della maquette principale sono stati aggiunti i successivi elementi necessari al completamento del modello 3D. In questo caso alcune parti sono state disegnate interamente in ambiente CAD, mentre altre sono state anch’esse state rilevate digitalmente tramite scansione 3D (water di ceramica).

REALIZZAZIONE
Sarà la prima statua interamente realizzata in modellazione digitale in Italia. La realizzazione in marmo bianco di Carrara si costituirà di tre fasi operative distinte e consequenziali: -PROGRAMMAZIONE CAM
Tramite tale fase verrà deciso in ambiente virtuale la strategia di lavorazione per il blocco di marmo, successivamente eseguita dal robot a controllo numerico.
-LAVORAZIONE CNC
La lavorazione CNC tramite robot antropomorfo costituisce il mezzo attraverso cui il modello virtuale verrà trasposto nella realtà e smodellato dal blocco grezzo no all’80/90% della riso- luzione iniziale.
-RIFINITURA MANUALE
La ri nitura costituisce la fase più importante della realizzazione di ogni scultura e deve es- sere eseguita rigorosamente a mano una volta ultimata la lavorazione a macchina. Da essa dipende il livello di dettaglio e l’effetto nale della super cie e di conseguenza la riuscita com- plessiva dell’opera.

DATI TECNICI

Materiale: marmo bianco cave Michelangelo (Carrara) Ingombro: 170x106x83 cm
Peso nale: 980kg

L’AUTORE

DANIELE ROSSI nasce ad Albenga nel 1989 .
Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Imperia, l’Accademia di Belle Arti di Carrara con indirizzo Scultura e successivamente la “Faculdade de Belas-Artes de Lisboa” a Lisbona. Contestualmente alla ne degli studi inizia la propria attività professionale all’interno di labora- tori artistici specializzati nel territorio apuo-versiliese.
L’interesse per le nuove tecnologie lo spinge a perfezionarsi nella modellazione digitale e nello studio delle possibili applicazioni alla scultura classica. Dal 2012 collabora direttamente con artisti nazionali ed internazionali i quali assiste nelle fasi di progettazione e realizzazione tra- mite manifattura digitale (stampa 3D, lavorazione CNC tramite robot antropomorfo).
Tale retroterra costituisce un punto di vista privilegiato sul mondo artistico contemporaneo ed agevola lo sviluppo dei propri progetti artistici, a cui si dedica parallelamente alla propria attività lavorativa.”

PS
Quest’anno si celebrano i 40 anni dalla nascita degli Skiantos nell’iperbolico 1977.

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Davide Sher

Sono un giornalista professionista iscritto all'ODG dal 2002 e mi sono sempre occupato di comunicazione trade. Per 10 anni ho redatto una testata dedicata al mercato dei videogiochi e successivamente ho partecipato alla creazione del primo iPad magazine dedicato all'elettronica di consumo. Dal 2012, mi occupo esclusivamente di stampa 3D/manifattura additiva, che vedo come la più affascinante e reale delle tecnologie oggi agli albori ma che plasmeranno il nostro futuro. Ho fondato Replicatore.it nel 2013 e ho scritto come blogger per diversi siti internazionali. Nel 2016 ho fondato la mia società 3dpbm (www.3dpbm.com), con base a Londra, che offre servizi di supporto alle aziende che vogliono comunicare, sia in Italia che nel mondo, i loro prodotti legati alla manifattura additiva. Oggi pubblichiamo diverse testate internazionali tra cui 3D Printing Media Network (il nostro sito editoriale internazionale), 3D Printing Business Directory (la più grande directory al mondo di aziende legate alla stampa 3D), Replicatore.it, Replicador.es e 3D Printing Media Network Chinese Version.

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