Stampata in 3D la mano di Terminator

Sembra quanto meno ironico che la stampa 3D risulti così importante nello sviluppo di protesi degli arti superiori, e in particolare delle mani, visto che è proprio quello che questo nuovo processo manifatturiero andrà a sostituire. Ovviamente la contrapposizione è u po’ estrema: stampare in 3D non renderà inutili le mani umane ma, anzi, le renderà in grado di fare ancora più cose, di farle meglio, più rapidamente e inquinando meno.
Ecco spiegata, allora, tutta l’attenzione verso le manie e le braccia stampate. Proprio ieri vi avevamo raccontato della bimba di due anni che ha ricevuto una protesi fatta su misura per lei, stampata in 3D al costo di 5 euro. Oggi scopriamo che c’è addirittura un intero network, il Robohand Project, di persone dedicate a creare mani bioniche stampandole in 3D, con l’obiettivo sempre più vicino di realizzare la perfetta mano prostetica di Luke Skywalker in Star Wars.
Intanto, però, c’è chi ha pensato di stampare in 3D la mano di Terminator. Si tratta di Richard Hague, direttore del Gruppo di Ricerca sull’Additive Manufacturing e sulla Stampa 3D dell’Università di Nottingham. Il braccio , esposto insieme ad altri 599 oggetti nella nuova mostra sulla stampa 3D del London Science Museum, serve per dimostrare come sia già possibile stampare strutture complesse, con giunture mobili e sensori delicatissimi: tutto in un unico processo.
I circuiti della mano robotica sono in grado di rilevare temperature, sentire la consistenza di oggetti e controllare i movimenti del braccio. La prossima sfida, la più grande, è quella di fare in modo che questi circuiti s’interfaccino con il cervello umano. Le basi per farlo sono state poste.