Multinazionali, è ora di investire sulla stampa 3D

Tra le grandi multinazionali c’è fermento intorno alla stampa 3D.
Prima c’è stata Autodesk con la sua stampante 3D Ember, poi HP con un annuncio dirompente alla fine del 2014. Quindi Ricoh e Canon hanno presentato le loro stampanti 3D basate su polvere e resina rispettivamente. Ora Polaroid ha lanciato la propria macchina desktop, con Apple e Google che stanno entrambe investendo pesantemente nella scansione 3D e nelle tecnologie di stampa 3D rapide e a colori. Microsoft, con la sua Hololens, non è molto distante.
Sembra che sia arrivato il momento per i pezzi grossi di cominciare a guardare al mercato della stampa 3D ma, per quanto nuovo possa sembrare, non è per nulla una nuova tendenza. In effetti, una ricerca del governo inglese mostra che durante gli anni ’90 e all’ inizio del 2000 alcune delle multinazionali più grandi nel campo della tecnologia consumer – come Samsung, NEC, Philips e Fujitsu – hanno registrato dozzine di brevetti collegati alla stampa 3D. Questo non si è necessariamente trasformato nel passaggio al mercato di massa della stampa 3D. Accadrà mai? Quasi sicuramente sì, vediamo alcune delle ragioni per spiegarne il perché.
Innanzitutto, dobbiamo liberarci di alcuni falsi miti. Per esempio il fatto che la stampa 3D consumer è morta. L’idea è nata dopo i fallimenti percepiti di Stratasys e 3D Systems, i due principali leader attuali nel campo della stampa 3D, con il loro ingresso nel mercato consumer con le loro piattaforme MakerBot e Cubify. Ci sono molti motivi per cui questo è accaduto e non andremo ad approfondirli ora. La ragione principale è che, anche se il momento della stampa 3D per il consumo di massa non è ancora arrivato, il tempo per la stampa 3D desktop, invece, è maturo.
Consideriamo questo: MakerBot ha venduto oltre 90,000 stampanti 3D desktop e questo è stato ritenuto un risultato al di sotto delle aspettative. D’altro canto, se qualunque delle centinaia di startup dedicate alla stampa 3D in tutto il mondo vendessero più di 500 pezzi l’anno, sarebbe un enorme successo per loro. É tutta una questione di prospettive. Questi numeri non sono sufficienti per interessare i giganti dell’elettronica di consumo ma sono più che sufficienti per alimentare la crescita di un mercato globale altamente frammentato e in rapida evoluzione.
Allo stesso tempo, i mercati della stampa 3D che stanno cominciando ad attrarre l’interesse delle grandi multinazionali sono il B2B e, specialmente, il segmento B2C. È qui che Autodesk prima e poi HP, Canon, Ricoh e molte altre multinazionali concentreranno le loro attività, con la prossima ondata di stampa 3D consumer (C2C) guidata da quelle aziende che oggi stanno iniziando ad affrontare il passaggio da virtuale a fisico: Apple e Google.
AUTODESK GUIDA IL GRUPPO
Allora cosa stanno facendo queste multinazionali e quali sono le loro prospettive? Procediamo per ordine. La prima grande azienda (oltre 2,5 miliardi di dollari di ricavi annuali) a entrare nel mercato hardware della stampa 3D è stata Autodesk, con l’acquisizione di una piccol startup che stava lavorando sulla piattaforma di stampa 3D e sulla stampante 3D DLP Ember. Per Autodesk, uno dei più grandi editori di software al mondo per la modellazione CAD 3D, è stato soprattutto un modo per acquisire una migliore comprensione della stampa 3D, in modo da sviluppare un software migliore. Per questa ragione l’azienda rilascia la stampante 3D a un prezzo molto abbordabile, e ha rilasciato tutte le specifiche tecniche con licenza Open Source. Questo progetto può non aver generato ancora molti profitti per l’azienda, ma è sicuramente un investimento importante verso quello che Autodesk chiama il “Future of Making Things”.
LA VIA DI HP
La seconda grande azienda a entrare nell’ arena della stampa 3D, questa volta con un vero botto, è stata HP, alla fine del 2014. Sebbene la tecnologia Multi Jet Fusion (MJF) di HP prometta di essere realmente rivoluzionaria (stampa più veloce, parti più resistenti, multi-colore e multi-materiale) per ora è, appunto, ancora una promessa. L’azienda ha subito chiarito che la stampante 3D – che si propone di rispondere alle esigenze dei grandi servizi professionali di stampa digitale 2D – non sarebbe stata pronta quantomeno fino al 2016. Ci si attende che entri sul mercato quest’anno ma comunque HP, come Google e Apple, ha capito che la rivoluzione della stampa 3D deve passare attraverso una rivoluzione nell’ acquisizione dei dati 3D. Per questo motivo ha anche lanciato lo scanner 3D desktop Sprout, che permette agli utenti di creare facilmente modelli in 3D di oggetti. In questo momento ora possono essere stampati in 3D online attraverso servizi di stampa come Sculpteo, ma in futuro potranno essere stampati in 3D a casa.
COI PIEDI PER TERRA
Altre grandi multinazionali hanno intrapreso un approccio più pratico. Il gigante giapponese Ricoh (circa 18.5 miliardi di dollari di ricavi annui), per esempio, ha visto la stampa 3D come un componente perfetto per il suo business nelle forniture di ufficio e dall’inizio ha stretto una collaborazione distributiva con il produttore olandese di stampanti 3D desktop professionali Leapfrog. Con l’evoluzione del settore industriale, Ricoh ha capito che il vero guadagno, oggi, deriva dall’ offrire una produzione seriale B2B e B2C di piccoli lotti attraverso la tecnologia di sinterizzazione laser selettiva (SLS). Così ha costruito e presentato la propria stampante 3D SLS , la AM S5500P.
Un altro gigante giapponese (oltre 30 miliardi di dollari di ricavi annui), ha già visto la stampa 3D come un’estensione delle sue attività principali. Canon, che è attiva principalmente nella fotografia, nella stampa 2D e nel settore delle videocamere/proiettori, ha annunciato una nuova stampante 3D a resina insieme a un visore per “mixed reality”. L’azienda ha probabilmente capito che in un futuro non così distante, l’idea delle foto 3D e, di conseguenza, delle foto fisiche diventerà un business importante.
Polaroid, un’altra multinazionale dal mondo della fotografia ma molto più piccola ha sfruttato la riconoscibilità del suo marchio per avventurarsi nel segmento della stampa 3D desktop. Lo ha fatto stringendo una collaborazione con EBP Group, una grande azienda del Regno Unito, attiva nella produzione delle cartucce a inchiostro per stampanti 2D, che aveva sviluppato e lanciato il proprio sistema di stampa 3D desktop. Questa operazione comincerà a mostrarci se la forza di un brand è abbastanza per rendere I consumatori realmente interessati alla stampa 3D.
SCANSIONE 3D E STAMPA 3D DI MASSA
Due multinazionali che possono essere interessate a capire come andrà l’esperimento della Polaroid sono Apple e Google. Mentre Google può sperimentare più liberamente attraverso le piattaforme hardware “agnostiche”, Apple è conosciuta per investire in un prodotto solo quando è realmente pronto per offrire al consumatore un’esperienza realmente soddisfacente e al contempo assicurare almeno centinaia di milioni di pezzi venduti. Per questo motivo entrambe le aziende stanno avendo un approccio simile e, al contempo, opposto, nei confronti del 3D.
Entrambe sono interessate sia alla stampa 3D sia alle tecnologie di acquisizione dei dati 3D. Nel 2014 Apple ha comprato Primsense, l’azienda israeliana che ha inventato la tecnologia di scansione a prezzi accessibili che alimenta la piattaforma Kinect. Si dice ora che Apple introdurrà la funzionalità della doppia fotocamera 3D nel suo iPhone 7 previsto per la fine del 2016. Per quanto riguarda la stampa 3D, oltre al fatto che Apple ha fatto sin dall’ inizio un uso intensivo delle stampanti 3D professionali per la prototipazione dei nuovi prodotti, l’unico progetto finora conosciuto per quanto riguarda la stampa 3D desktop è la registrazione di un brevetto per una tecnologia di stampa 3D proprietaria.
Google è sicuramente avanti su entrambi i fronti. La sua tecnologia di visione 3D, chiamata Project Tango, è già stata ampiamente testata e a breve sarà disponibile per gli smartphone Lenovo. Sul lato della stampa 3D, l’azienda ha investito oltre 100 milioni di dollari sulla tecnologia CLIP di Carbon3D, un tipo di tecnologia DLP che promette velocità di stampa fino a 25 volte migliori rispetto agli attuali processi su base di resina.
GUARDANDO AL FUTURO IN 3D
Microsoft, infine, è stata tra le prime multinazionali a implementare il supporto alla stampa 3D nel suo software, anche se l’azienda non ha fatto alcun passo significativo sul lato hardware e neanche dal punto di vista dell’acquisizione di dati 3D. Con il suo sistema Hololens sembra essere sulla strada giusta per guidare il campo intermedio della visualizzazione 3D, il mondo virtuale in cui i dati 3D sono gestiti e modificati prima di essere inviati alla stampante 3D per la loro materializzazione. Il primo video di presentazione di Hololens ha puntato esattamente a questo e la qualità dei video è in costante miglioramento. In qualunque modo vogliate vederlo, i mondi fisici e virtuali sono sempre più mescolati. Nessuna tra le grandi multinazionali può permettersi di guardare da un’altra parte.