Gomorra, nel nuovo episodio i camorristi diventano maker con le pistole stampate in 3D (da Sharemind)

*aggiornamento: nella realtà – quella vera – le pistole (finte) sono state stampate in 3D da Sharemind, rivenditore di stampanti e scanner 3D nella zona di Roma. Guarda il backstage.
In un episodio di Grace Anatomy di qualche tempo fa si usava una stampante 3D per riprodurre degli impianti medicali e salvare una vita. Nella nuova stagione di Gomorra, invece, la stampante 3D viene usata per toglierla la vita, o almeno questo è quello che sembra a giudicare dal video tratto da un episodio della seconda stagione, in cui quello che si presume essere un “camorrista con alcune nozioni base di making” crea una pistola stampata in 3D
Una delle serie TV di maggior successo di Sky Atlantic and fuori dall’Italia, Gomorra, è tratta da un libro dello scrittore Roberto Saviano sulla mafia napoletana. Violenta come poche, la serie è stata capace di catturare il pubblico proprio per questo realismo senza compromessi, crudele e duro: realismo che ora è arrivato a includere l’uso della stampa 3D reprap (quella aperta, accessibile a chiunque) da parte dei camorristi per produrre in casa una pistola di plastica.
Nel cameo si vede l’ombra di un uomo seduto alla scrivania e intento a usare il software di slicing Cura per impostare la produzione dei pezzi della pistola. Tutto ciò che riguarda la scena non è affatto lontano dalla realtà. Per altro, essendo probabilmente uno dei principali business d’esportazione italiani, le mafie prestano indubbiamente particolare attenzione a tutto ciò che potrebbe dare loro un vantaggio competitivo.
La camorra è uno dei gruppi criminali più feroci e spregevoli, in Italia e in tutto il mondo, predano sulla persone e sul loro stesso territorio senza regole e senza nemmeno qualcosa che assomigli vagamente a un codice di condotta. Anche nel libro di Gomorra i camorristi di nuova generazione sembrano prestare particolare attenzione alle tendenze e alle nuove tecnologie. Sicuramente è realistico immaginare che abbiano seguito gli sviluppi della stampa 3D e dei progetti portati avanti da Cody Wilson e dalla sua Defense Distributed.
Pur essendo la città della camorra, Napoli è anche una delle città più creative e culturalmente ricche, in Italia e nel mondo. Infatti a Napoli sono presenti numerosi FabLab e Makerspaces molto attivi e produttivi. Tuttavia la verità è che, a Napoli e in gran parte d’Italia, molto poco avviene senza la camorra lo sappia e chissà che qualche camorrista, come copertura, non abbia addirittura investito per finanziarne uno o più (d’altra parte succede già con le iniziative sportive).
Il dibattito che riguarda le pistole stampate in 3D, se esse debbano essere consentite, denunciate o semplicemente ignorate è ancora in corso. La stessa discussione, per inciso, può essere applicata a serie TV come Gomorra, in cui criminali senza scrupoli vengono, in un certo senso, glorificati, raccontandone le vicende a milioni di persone. La serie, e il libro stesso, sono stati criticati per questo approccio, ma chi li difende sostiene che il silenzio la connivenza sono i migliori amici delle mafie e la denuncia, anche in una fiction televisiva, è l’unico vero modo per combatterle.
Che i gruppi criminali siano in grado di utilizzare le stampanti 3D per produrre pistole è – che ci piaccia o no – una reale prospettiva, così come il fatto che molti di loro siano fan della serie TV (anche se volevano uccidere Saviano per aver scritto il libro). Detto questo, i criminali non avevano certo difficoltà a ottenere le armi ben prima di scoprire la stampa 3D desktop e non sarà certamente una serie TV a cambiare le cose in un modo o l’altro. In effetti, la speranza è che dei giovani potenziali camorristi scoprano la stampa 3D guardando questo episodio e che, magari, scoprano anche che ci sono molte altre cose molto migliori da fare con una stampante 3D.