L’ESA porta la stampa 3D nell’era del metallo (e nello spazio)
L’ESA, l’agenzia spaziale europea è uno dei più forti supporter della stampa 3D. Qualche mese fa vi avevamo parlato dell’affascinante progetto di utilizzare la stampa 3D per creare basi lunari ora quel progetto potrebbe entrare in una seconda fase. Se l’idea iniziale prevedeva infatti l’utilizzo di una stampante di 3D Shape, riadattata per utilizzare il cemento al posto della plastica, il nuovo progetto AMAZE (Additive Manufacturing Aiming, Toward Zero Waste & Efficient Production of High Tech Metal Products) prevede l’utilizzo dei metalli per stampare in 3D strumenti e sistemi industriali troppo complessi da creare usando i metodi tradizionali.
Il progetto è stato avviato lo scorso gennaio ma è stato presentato alla mostra sulla stampa 3D che si tiene in questi giorni nella capitale britannica. A fronte di un investimento complessivo di 20 milioni di euro, 28 diverse istituzioni o aziende (tra cui Airbus, Volvo e il Culham Center for Fusion Energy) collaboreranno con l’ESA per sviluppare i sistemi che ci permetteranno di costruire i reattori per la fusione nucleare o razzi più potenti ed efficienti perché in grado di sopportare temperature più elevate o grazie a un peso medio ridotto.
Piccole fabbriche pilota verranno allestite in Italia, Francia, Germania, Norvegia e Inghilterra e faranno da base per lo sviluppo di una nuova catena produttiva basata su impianti più piccoli, su metodi produttivi più rapidi, efficienti e precisi e uno drastico (fino al 95%) taglio nello spreco dei materiali.
La difficoltà principale nell’utilizzare la stampa 3D al posto dei metodi tradizionali per la produzione di oggetti metallici è legata alla necessità di eliminare le bolle d’aria che si formano tra i vari strati durante la stampa. La stessa cosa si verifica stampando con la plastica ma in quel caso le conseguenze sono ovviamente molto meno gravi.
La collaborazione tra le diverse industrie sarà necessaria per eliminare questi ed altri difetti (come ad esempio la ruvidezza delle superfici stampate) e riuscire a sfruttare i vantaggi della stampa 3D tra cui la possibilità di creare oggetti completi, senza necessità di usare viti e bulloni per collegare le varie parti, ad esempio, di un satellite.
Poi un giorno verrà il momento di mettere insieme tutte le conoscenze che avremo acquisito, stampando elettronica, metalli, cemento e persino tessuti biologici con un unico strumento: allora saremo in grado di avviare progetti degni di un super-civiltà.