
Action figure se siete maschi, bambole se siete femmine: a prescindere da come le chiamiate in Giappone (e in quale altro posto se no?) è scoppiata la moda dei pupazzi clonati e stampati 3D. Un blogger giapponese Danny Choo, è si è recato negli studios della Clone Factory, uno dei primi produttori di cloni stampati a Tokyo e ha raccontato la sua avventura con tanto di fotoreportage per spiegare come nasce la bambola – o l’action figure – di voi stessi.

Prima di tutto vi scansiscono, un po’ come si fa quando andate da un fotografo per farvi fare un ritratto. Solo che ormai farsi fotografare in 2D è semplicissimo mentre quando c’è da farsi ritrarre in 3D entra in gioco la tecnologia più avanzata, anche perchè, dovendo poi usare il modello virtuale per la stampata, questo deve essere perfetto in ogni minuscolo dettaglio.

A questo punto viene realizzato il modello 3D al computer con il software Maya di Autodesk. Non è una procedura semplicissma perchè occorre testare e ritestare il soggetto virtuale per assicurarsi che non manchino poligoni, altrimenti si rischia di stampare un clone con buchi e imperfezioni e sprecare le costose cartucce della stampante 3D.

Il vostro clone virtuale diventerà reale grazie alla stampante ZPrinter 650: si tratta di un modello che costa diverse decine di migliaia di euro e che utilizza della cartucce di materiale plastico in polvere, il quale che viene condensato strato per strato per creare gli oggetti stampati. La polvere in eccesso viene rimossa successivamente.

Il risultato è eccezzionalmente fedele. Forse anche troppo. Alcuni potrebbero sentirsi a disagio davanti a una versione inanimata di loro stessi. Eppure, almeno per quanto ci riguarda, siamo d’accordo con Danny Choo: avere uno Storm Trooper con le nostre sembianze vale qualsiasi disagio iniziale. L’unica cosa che ci ferma, oltre alla necessità di andare in Giappone, è il prezzo: al momento un clone costa 138.000 yen, che al tasso di cambio attuale sono circa 1.050 euro.
