Il termine “mobilità” prende un significato diverso in Africa e in Asia grazie a 3D LifePrints

Avete mai sentito parlare di 3D LifePrints? Si tratta di una join venture, con sede a Nairobi (in Kenya) che ha deciso di portare alcuni cambiamenti radicali e di aiutare in modo significativo le persone che hanno perso un arto. Di recente, abbiamo avuto la possibilità di parlare direttamente con Paul Fotheringham, l’ex banchiere che ha investito molte delle sue risorse economiche in questo grandioso progetto.
Partendo dal semplice utilizzo della stampa 3D a livello locale, ha poi gradualmente iniziato a produrre protesi completamente funzionanti. Ma aiutare chi abita in alcune delle zone più povere del mondo, dove il termine “mobilità” ha un significato molto diverso da quello che fa per gli occidentali, non è così facile come si potrebbe pensare. “Non basta dire ‘chi vuole una protesi?’ e la gente corre da te“, ha spiegato Paul. “Ci sono tanti aspetti da considerare, anche prima di trovare qualche buon candidato per una protesi della mano o di una gamba. Una questione importante da considerare, per esempio, è la volontà di quella persona di utilizzare un arto meccanico. L’unico modo per affrontare questi problemi è quello di essere costantemente presenti nel paese e sul campo“.
Questo è esattamente ciò che Paul ha fatto. Nato in Scozia, ha lavorato a Hong Kong come banchiere per alcune delle più grandi multinazionali del mondo, prima di trasferirsi in Kenya a lavorare per un fondo no-profit. Ha cominciato poi ad avvicinarsi alla stampa 3D e ha fondato 3D LifePrints, collaborando con le istituzioni locali e le ONG internazionali al fine di dare ai bisognosi una nuova possibilità a vita. Il progetto è già cresciuto in modo significativo e Paul ha ampliato significativamente la rete di contatti internazionali costruita durante i suoi viaggi e le operazioni in altre nazioni, tra cui Cambogia, Myanmar e Malawi.
Queste attività, ovviamente, sfruttando le tecnologie di stampa 3D, tuttavia, ma non tutte sono dedicate esclusivamente alla realizzazione di protesi. Ad esempio, seguendo l’esempio della attuale CEO di 3D LifePrints, la società sta lavorando anche alla creazione di “repliche” di mine per educare i bambini locali. Attualmente, più di 1.500 bambini ogni anno vengono uccisi solo in Afghanistan proprio perché raccolgono o toccare una mina; queste sono spesso realizzate in forme tali che attirano l’attenzione dei bambini, quindi l’istruzione è il modo migliore per limitare i pericoli.
Paul ha la possibilità di sfruttare una vasta rete di contatti per questo progetto, ma nonostante ciò non è per niente facile. “Vediamo persone che hanno perso un braccio per i motivi più disparati, ma solo nel 5% nel 10% dei casi possiamo usare uno dei modelli di e-NABLE“, ha detto Paul. “Spesso perché la mano è stata tagliata all’altezza del gomito, senza contare che le protesi più richiesti e importanti sono questo per gli arti inferiori“.
Tuttavia, queste sono anche le più difficile da produrre per molte ragioni – soprattutto per la durata dei materiali. Un fattore da tenere fortemente in considerazione è quello del comfort: Alex Zanardi, il famoso pilota di F1 che ha perso entrambe le gambe in un incidente, ha spiegato che quando si deve mettere l’intero peso su un arto che si poggia su una piccola superficie di plastica, il disagio cresce molto rapidamente. Per questo Paul e il suo team – che ora include dieci persone a Nairobi – utilizzano scanner 3D per riprodurre la forma esatta della gamba, e sta attualmente lavorando con il designer Maurizio Casella allo sviluppo di nuovi modelli.
E ancora, c’è da considerare che alcune persone si rifiutano di indossare qualcosa che le possa far apparire come un “mostri” agli occhi dei loro coetanei. Infatti, una mano meccanica è vista come qualcosa di troppo strano in alcune parti del mondo, in cui non sono così abituati a vedere innovazioni tecnologiche e robotiche. Attraverso la stampa 3D il team di 3D LifePrints lavora per sviluppare arti che ricordino la pelle umana, mescolando i colori. La tecnologia non è ancora perfetta ma sta migliorando rapidamente.
tanto che la sua organizzazione è già al lavoro con gli ospedali del Regno Unito. L’obiettivo è quello di costruire un ampio database di organi e di eventuali malattie o fratture lavorando anche per conoscere il costo di una stampa. “Vogliamo dare la possibilità a ogni medico di caricare i dati MRI e di ricevere una stampa 3D della parte del corpo da operare. Ciò contribuirà a ridurre sensibilmente i tempi e i costi operativi“.
3D LifePrints è presto lancerà anche una campagna di raccolta fondi su Kickstarter: “Riteniamo che si tratti di qualcosa che è necessario in tutto il mondo e abbiamo intenzione di farne un business autosufficiente, così da continuare ad espanderlo. Alcune delle protesi possono essere sovvenzionate e altre possono essere acquistate. Le donazioni sono benvenute, ma non vogliamo fare affidamento solo su di loro. Questo è il nostro futuro professionale e siamo convinti possa avere un impatto globale significativo entro i prossimi 5-10 anni“.