Ecco il laboratorio in cui Autodesk cerca la “scintilla” per far decollare la stampa 3D

Da quando è stato creato, il progetto Autodesk Spark ha sollevato molte domande su quail fossero i suoi obiettivi reali e pratici. Mentre ero in Israele ho pensato di dare un’occhiata io stesso agli uffici di Autodesk Israele, dove avviene la maggior parte dello sviluppo di Spark.
Ho incontrato Eitan Tsarfati, che avevo già avuto la possibilità di conoscere a Milano alcuni anni fa, durante un evento che avevo organizzato in collaborazione con Autodesk Italia per la settimana del Design. Sono stato molto contento di scoprire che ora Eitan guida il progetto legato alla stampa 3D e in generale la divisione Consumer Products di Autodesk Israele. Questa è la divisione del colosso americano che lavora maggiormente sulla stampa 3D dopo gli uffici principali della Bay Area.
Come quelli di Milano, gli uffici di Autodesk a Tel Aviv sono un posto incredibile in cui lavorare. La vista dal sedicesimo piano dal grattacielo della centralissima Rothschild Avenue permette di vedere l’intero panorama dalla spiaggia alla città vecchia. All’interno l’atmosfera è contemporaneamente casual ed elegante, con open space che favoriscono gli scambi e la creatività.
Spark è fondamentalmente il “bottone stampa 3D” per tutti gli applicativi Autodesk così come per tutte le aziende partner di Autodesk. “Invece di fare lavorare ogni team di sviluppo software di Autodesk al proprio supporto per la stampa 3D, dovranno semplicemente integrare l’API Spark per supportare il crescente numero di tecnologie e servizi di stampa 3D,” ha spiegato Eitan.
Allo stesso tempo Autodesk ha creato il fondo Spark per finanziare alcuni dei partner. Non tutti i partner Spark sono finanziati da Autodesk e alcuni, come HP, BigRepOne o ExOne, sono anche potenziali concorrenti nella produzione di stampanti 3D, poiché Autodesk è ora anche un produttore hardware con la stampante 3D Ember.
“Vogliamo avere questa piattaforma non solo per i prodotti Autodesk, ” continua Eitan “se realmente vogliamo far crescere l’industria non possiamo essere chiusi e dire ‘ok questa innovazione è solo per noi, e nessun altro può usarla’. Anche il nostro concorrente più forte, se volesse incorporare componenti di stampa 3D, potrà usare i nostri.”
L’azienda ha capito da tempo che non è il momento di competere nel mondo della manifattura additiva e digitale. Tutti coloro che sono coinvolti devono lavorare assieme per permettere che questo tipo di manifattura digitale possa competere e migliorare rispetto ai metodi tradizionali, poco sostenibili e meno efficienti.
Per raggiungere una comprensione migliore di cosa possano fare le diverse tecnologie di stampa 3D, Spark non fa altro che provarle tutte, tutto il tempo necessario. Ciò avviene in un enorme laboratorio di test di stampa 3D, che è fondamentalmente un paradiso per chiunque nutra una passione per questa tecnologia. Quasi un intero piano, il quindicesimo, è dedicato a stampanti e stampe.
Qui sperimentano sia stampe 3D di grande formato a estrusione, soprattutto con una BigRepOne e un braccio robotico, sia stampe 3D piccole e di alta precisione, usando chiaramente la stampante 3D DLP Autodesk Ember. Nel laboratorio si trovano centinaia di stampe nei materiali più diversi, tra cui plastica, cemento e argilla. Ci sono mobili stampati in grandezza naturale ma anche forme artistiche e geometrie complesse stampate per spingere al limite le capacità delle macchine.
Centinaia di oggetti di dimensioni microscopiche vengono stampati per spingere al limite le capacità geometriche sia delle macchine sia del software. Alcuni sono puramente basati su funzioni che determinano una particolare finitura del prodotto, eventualmente creando diverse proprietà intrinseche. Spesso diciamo che il più grande limite della stampa 3D, al di là di quelli hardware e software, è nella mente: non sappiamo cosa far fare alle macchine perché dobbiamo usarle per creare cose che ancora non esistono. Questo è esattamente quello che il team di Spark sta cercando di affrontare in laboratorio.
Questo e, certamente, la raccolta del maggior numero possibile di informazioni sulle diverse tecnologie così quando il “pulsante di stampa 3D” sarà implementato offrirà al suo interno tutte le possibili applicazioni della manifattura digitale, dalla costruzione all’ingegnerizzazione al design di prodotto. Quando accadrà tutto questo?
“Porrei la domanda in modo differente, ” dice Eitan. “Chiederei: “Cosa dobbiamo fare per arrivare essere in quella posizione? Non si tratta solo degli sforzi di AutoDesk, si parla di aziende hardware, di Xjet che faccia bene il proprio lavoro, di HP che faccia bene il suo, di Stratasys che lavori al meglio. Per noi si tratta di rendere questa piattaforma disponibile per tutti e non solo per qualcuno, mentre le aziende di materiali devono entrare a far parte di questa piattaforma e offrire nuovi materiali e nuovi metodi di stampa 3D.”
“Per i service di stampa che hanno diverse stampanti 3D – prosegue Eitan – si tratta di organizzarsi in modo da riuscire a distribuire in tutto il mondo, e magari per società come Amazon di distribuire sempre di più i prodotti stampati in 3D in modo standard. Tutti questi ecosistemi devono lavorare insieme perché questo accada. Così, nel nostro piccolo spazio, stiamo cercando di sviluppare il software, cercando di lavorare con l’industria e vedere che tutto quello che stiamo facendo lavori con i produttori hardware, le agenzie di servizi, le soluzioni DRM e tutti I partner possibili”.
Dato che Israele stesso è ancora un piccolo polo tecnologico ricco di innovazione, in cui tutte le aziende ottimizzano le proprie sinergie, probabilmente non ci sono posti migliori da cui cominciare. E poi la vista dal sedicesimo piano di Rothschild Street numero 22 è davvero mozzafiato.