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Andy Langfeld spiega il futuro di Stratasys, tra tecnologia LPM e certificazione dei materiali

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Lo scorso 7 marzo si è svolta la Stratasys User Conference: un evento organizzato dal colosso della stampa 3D che ha messo in mostra diversi casi d’uso delle tecnologie Stratasys davvero interessanti. Scopo principale dell’evento, infatti, era proprio quello di mostrare con esempi concreti i vantaggi competitivi che un’azienda può raggiungere con l’adozione delle tecnologie Stratasys, sia in fase prototipale per la definizione del prodotto, sia nella produzione vera e propria. E a giudicare dall’affluenza dei partecipanti, l’idea si è rivelata vincente.

Ovviamente non sono mancate anche alcune novità, come per esempio alcuni dettagli in più riguardo alla già annunciata e attesissima tecnologia per la stampa dei metalli LPM (con data di lancio prevista per il 2021) e la presentazione di un piano ad ampio raggio per la certificazione dei materiali, che include anche un progetto volto a portare le parti stampate in 3D all’interno degli aerei di linea.

Durante l’evento abbiamo avuto l’imperdibile occasione di parlare con Andy Langfeld, Presidente EMEA di Stratasys, al quale abbiamo chiesto maggiori dettagli sui futuri piani dell’azienda per il mercato italiano e a livello globale.

Abbiamo visto molte applicazioni e casi di studio durante questa conferenza: quali sono i settori di maggior interesse per Stratasys?
A noi non interessa essere presenti ovunque, anche stiamo toccando una porzione molto ampia del mercato. Non stiamo cercando di sviluppare prodotti specifici per ogni settore come l’elettronica di consumo, l’assistenza sanitaria o l’industria aerospaziale, ma vogliamo creare prodotti specifici per casi d’uso e applicazioni rilevanti per le aziende. Se guardiamo per esempio alla J750 o alla J735 e al realismo sia delle parti che dei colori ottenibili con questi sistemi, grazie anche alla certificazione Pantone per i nostri colori, è chiaro che il nostro obiettivo è quello di creare sempre più valore per applicazioni complesse, in cui è necessario un prodotto unico. Preferiamo concentrarci sulle applicazioni a valore aggiunto, assicurando il massimo realismo delle parti e la più alta efficienza degli strumenti di produzione. Stiamo lavorando non solo sul fronte stampanti, ma anche su quello dei materiali industriali, che possono fornire un valore aggiunto in campi come l’aerospaziale, l’automobilistico, l’elettronica di consumo e persino i service di stampa 3D. Questo è, in sostanza, il nostro obiettivo. La nostra attenzione continuerà a essere puntata sulla tecnologia PolyJet, che è una tecnologia FDM unica per il realismo delle parti. Ci sono forse una o due tecnologie che hanno materiali e applicazioni certificati in base agli standard del settore, sia che si tratti dell’utilizzo in ambito ferroviario, della resistenza al fuoco o nell’industria aerospaziale”.

Durante l’evento abbiamo visto un progetto collegato alla produzione di parti per gli interni dell’aeroplano: fa parte di un piano più ampio?
Stiamo lavorando non solo su questo specifico progetto, ma anche ad altre applicazioni per ottenere le certificazioni necessarie ai diversi casi d’uso. Il nostro scopo è fornire al cliente un’offerta ampia e specifica per l’applicazione d’interesse, di modo da essere in grado di scegliere esattamente la soluzione che si adatta meglio al proprio mercato. Quando vai online e vedi molti fornitori, ognuno con differenti stampanti in vendita, è sempre difficile scegliere quella più adatta: la decisione potrebbe essere più semplice però se sai che stai acquistando quello che è certificata per il tuo caso d’uso”.

Puoi dirci qualcosa in più sulla tua nuova tecnologia LPM per la stampa 3D in metallo?
È una tecnologia completamente nuova e, indicativamente, sarà messa in commercio nel 2021.La scelta di lanciare la tecnologia LPM non è un cambio di strategia aziendale, ma un cambio di business model. Abbiamo già differenti tecnologie e in futuro, con questa aggiunta, avremo un portfolio ancora più ampio. Come già detto, si tratta di qualcosa di completamente nuovo: non è FDM, non è PolyJet, è qualcosa che non esiste affatto sul mercato. La nostra esperienza con la tecnologia PolyJet ci è servita moltissimo durante il processo di sviluppo del LPM. Come pionieri del settore quali crediamo di essere, non vogliamo copiare ciò che fanno gli altri, ma preferiamo sviluppare qualcosa di nuovo da zero”.

Come valuti il mercato italiano in merito all’adozione delle tecnologie di stampa 3D?
Direi che l’Italia è molto avanzata. L’aspetto interessante dell’Italia è che è stato uno dei primi paesi ad abbracciare concretamente soluzioni di stampa 3D pensate per la produzione. Abbiamo una quota di mercato più elevata in Italia rispetto ad altri paesi europei, quindi penso che l’Italia sia molto avanzata. Il 2017 è stato un anno record in Italia per noi e anche il governo sta facendo molto per spingere il paese verso l’industria 4.0. Si può dire che l’Italia ha dimostrato di essere un paese in grado di tradurre il sostegno del governo in valore e che questa situazione è destinata a ripresentarsi in futuro. E anche la Stratasys User Conference segue questo trend: vogliamo fare network, in modo che i clienti possano condividere la loro opinione e la loro esperienza per trovare diverse applicazioni. Iniziative come queste possono aiutare un cliente a introdurre la produzione additiva all’interno del proprio ciclo di produzione, dalla fase di progettazione del prototipo, alla prototipazione, ai test funzionali fino alla produzioni in serie limitate. È proprio sotto questo punto di vista che spesso i clienti si rendono conto di avere una stampante per una soluzione, ma potrebbero comprarne un’altra per una soluzione diversa”.

Cosa puoi dirci riguardo ai progetti futuri di Stratasys?
Dal punto di vista della tecnologia, stiamo considerando di introdurre ancora più tecnologie nel nostro portfolio. Ad esempio, abbiamo recentemente firmato una joint venture con Xaar, un’azienda che lavora su modelli della tecnologia HSS: una scelta strategica che dovrebbe aiutarci sotto questo aspetto. Quando si parla invece di nuove applicazioni, è sempre difficile dire cosa riserva il futuro, perché le possibilità sono davvero moltissime. Preferiamo lavorare di più sulla certificazione dell’applicazione, così i nostri clienti non si troveranno più nella condizione di comprare una stampante e provare, ma di iniziare subito a stampare”.

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Matteo Maggioni

Laureato in Scienze Giuridiche presso l’Università degli Studi di Milano, nel corso degli anni Matteo si è specializzato nel mercato delle New Technologies, concentrandosi particolarmente sul mercato della stampa 3D e sulle sue possibili applicazioni nel mondo dell'Industria 4.0.

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